La relazione della prof. Nerina Mogentale Profizi in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria il 20 ottobre 2007

Un grande primario della Pitié Salpetriere (il più grande ospedale d’Europa a Parigi) mi ha affidato verso gli anni 90 la redazione di vari capitoli di “Que sais-je”, il mio libro sul sangue, un'opera di grande divulgazione e nota come “La storia delle popolazioni attraverso il sangue ed ematologia geografica”.
Cosi iniziò il mio interesse e la mia grande passione per la genetica delle popolazioni. L’ospedale di Tolone dove esercitavo, mi aveva appena concesso di aprire il primo laboratorio di biologia molecolare del sud della Francia con apparecchiature sofisticate, uno dei più bei laboratori di Francia per curare i malati e studiare i virus, principalmente quelli delle epatiti e dell’aids che erano in piena espansione. Le tecniche per ricercare gli acidi nucleici, cioè l' RNA e il DNA dei virus, sono essenzialmente le stesse di quelle per studiare il DNA degli uomini.

Ho iniziato lì la mia ricerca sul DNA dei popoli, da lì ho subito pensato ai veneti per il mio primo studio, veneti nel senso degli abitanti del nord est d’Italia. Così le mie cugine Ada e Mariangela Pitton nel 1997 e nel 1998 hanno prelevato dei ciuffi di capelli con i bulbi da persone di Pravisdomini naturalmente con il loro consenso e li hanno raccolti in piccoli flaconi, circa una quarantina. Era necessario che la nonna fosse anch’essa originaria della regione e che fosse diversa per ciascun soggetto.
Io e i miei assistenti abbiamo studiato un marchio genetico trasmesso solamente da parte di madre, il DNA mitoncondriale. Ecco perché era indispensabile per noi che la linea naturale fosse originaria di Pravisdomini. Altri quaranta campioni sono stati ottenuti da persone di Posina, paese d’origine di mio padre, comune in provincia di Vicenza. Il mio campione era quindi costituito da soggetti provenienti dal Veneto e dal Friuli.

Questo importante studio è stato pubblicato in un giornale scientifico specialistico internazionale “Annuals of human genetic” ed è stato citato in più di 500 pubblicazioni tra cui quelle di Cavalli Sforza che è il più grande specialista italiano di genetica delle popolazioni, professore dell’Università di Stanford in California. Ora Pravisdomini è conosciuto in tutti gli studi di genetica internazionale. Ma state tranquilli! Sono dati anonimi, abbiamo solo cercato di contestualizzare la storia della popolazione di questo territorio attraverso i geni.

La genetica delle popolazioni, anche grazie a questi dati raccolti, si è specializzata nella ricerca dell' evoluzione della specie umana nella sua storia, e più precisamente nella sua preistoria. Dunque, con l'aiuto di dati storici, genealogici, archeologici e linguistici, con la ricerca genetica si sono potuti rintracciare gli effetti riprodotti in più di centinaia di migliaia di anni.

Il DNA è il supporto delle informazioni genetiche, compone i nostri geni. La molecola di DNA è formata da due fili paralleli ed è arrotolata su forme di piccoli gomitoli che formano i cromosomi. Certi segmenti particolari di cromosoma costituiscono i 30.000 geni del patrimonio genetico. Noi abbiamo 23 paia di cromosomi ereditati da nostro padre e da nostra madre, che sono contenuti negli spermatozoi degli uomini e nell’ovulo delle femmine e che saranno trasmessi ai figli al momento della fecondazione.
Così dentro una goccia di sangue, dentro un capello, nelle cellule, in ogni cellula del nostro corpo ci sono 30 mila geni con 150 mila miliardi di combinazioni che caratterizzano il patrimonio genetico di ogni individuo. Ereditato dai propri antenati viene trasmessa ai discendenti dagli ovuli o dagli spermatozoi. Così è impossibile trovare un individuo identico a se stesso tranne che nel caso dei gemelli monozigoti che hanno lo stesso capitale genetico. Dunque siamo tutti differenti uno dall’altro.

Le popolazioni si definiscono grazie all’insieme dei geni degli individui che le compongono. Mentre gli individui appaiono differenti tra di loro, il patrimonio genetico di una popolazione resta generalmente stabile da una generazione all’altra. È per questo che è stato necessario studiare un campione di Pravisdomini formato da una quarantina di persone. Il patrimonio genetico può variare ad esempio nel caso di migrazioni o a seguito di selezione naturale. Così, studiando le variazioni delle frequenze genetiche e la persistenza di associazioni particolari di geni, si può rintracciare il passato relativamente lontano degli uomini.

Il 19 settembre 1991, sul ghiacciaio delle Alpi orientali, nel Tirolo, al confine tra Austria e Italia è stato ritrovato un uomo di 5.300 anni, Otzi, dal luogo ove è stato trovato. Oggi questa mummia congelata è esposta al museo di Bolzano. Grazie alla sua buona conservazione è stato possibile analizzare il suo DNA mitocondriale. Lo studio ha evidenziato che il suo DNA corrispondeva a quello degli europei attuali e si avvicinava ai tipi particolarmente presenti nella regione di rinvenimento.

Come già detto è stato proprio il DNA mitocondriale quello che ho studiato nei campioni della popolazione di Pravisdomini. Mentre la gran parte del DNA si trova nel nucleo della cellula, il DNA mitocondriale è localizzato nei mitocondri, organelli che, presenti nel citoplasma della cellula, hanno il compito di produrre energia. I mitocondri vengono trasmessi alla discendenza solo per via materna. Infatti sono presenti solo nell’ovulo della madre; per questo saranno trasmessi solo attraverso la madre, al contrario dell’DNA nucleare che proviene da entrambi i genitori.

Pertanto questo DNA permette anche di tracciare una linea naturale di tutti i discendenti della stessa madre che avranno dna mitocondriale identico. Ciò semplifica molto il lavoro dei genetisti. E' per questo che abbiamo domandato alle nostre cavie che la nonna fosse di Pravisdomini. Potremmo anche analizzare i cromosomi trasmessi dal padre al figlio, tuttavia l'analisi su larga scala del DNA nucleare, proveniente dal padre e dalla madre, è più complesso e dispendioso.
In attesa degli studi su larga scala del DNA nucleare, l’analisi del DNA mitocondriale ha permesso di risolvere molti enigmi del passato: le mummie egiziane, l’uomo di Neanderthal, lo scheletro dello zar Nicola II, l’uomo dei ghiacci Otzi.

In aiuto del DNA mitocondriale si son definite 9 linee europee, 7 asiatiche e 3 africane, disegnate per lettere alfabetiche. Prima di esporre i risultati dello studio del DNA degli abitanti di Pravisdomini, devo tracciare rapidamente le linee della popolazione europea.

Gli archeologi di linguistica e i genetisti hanno evidenziato due grandi periodi nel popolamento del continente europeo da parte degli homo sapiens sapiens: l’uomo moderno che ci assomiglia e che ha uno scheletro identico al nostro. Il primo periodo è chiamato paleolitico superiore e inizia circa 40.000 anni fa, il secondo periodo, il neolitico,comincia circa 10.000 anni fa.

Dunque 40.000 anni fa gli homo sapiens sapiens sono partiti dalle regioni situate nel Medio oriente e son migrati verso l’Europa, vivevano di caccia, di pesca e agricoltura. L’allevamento fu introdotto molto più tardi.
Molte migrazioni hanno contribuito al popolamento dell’Europa. Sempre provenendo dal prossimo e medio oriente gli emigranti si sono stabiliti e mescolati a quelli già presenti sul posto, rimodellando così il patrimonio genetico. Il secondo periodo di popolamento avvenne 9.000 anni fa nel neolitico,l’era della pietra levigata. Gli uomini cominciano a sedentarizzarsi e a coltivare piante selvatiche che diverranno il grano, l’orzo, ecc. Inizia l'addomesticamento degli animali. Vengono messe a punto delle nuove tecniche di lavorazione della pietra. Seguirà la produzione di vasellame e di utensili. L’archeologia, la linguistica, lo studio genetico realizzato da Cavalli Sforza ha permesso di mostrare che l’agricoltura si è diffusa progressivamente in Europa, dalle regioni del sud est, Grecia e Bulgaria, in direzione del nord ovest, Inghilterra. Attraverso dunque due vie, quella del Mediterraneo e quella del Danubio.
Grazie ai reperti archeologici sappiamo che il nord Italia è stato toccato molto presto dalle novità del neolitico se paragonato al resto dell’Europa.
Ad oggi molti ricercatori stimano che la diffusione del neolitico sia avvenuta secondo due modalità. Certi gruppi dei pressi del Medio oriente sarebbero risaliti lungo la piena del Danubio dalla costa mediterranea e avrebbero praticato l’agricoltura e l’allevamento. Le loro pratiche sarebbero poi state copiate dai vicini cacciatori e ci sarebbe stato un mescolamento tra le popolazioni del neolitico e quelle arrivate prima, tra 40.000 e 1000 anni fa.
Gli europei attuali discenderebbero dunque dagli immigrati del neolitico e dai cacciatori del paleolitico.

Grazie agli studi di genetica si è potuto stimare che il 20/30% degli europei portano associazioni di geni del neolitico, mentre il 70/80% sono portatori di varianti specifiche del paleolitico superiore.

Queste proporzioni ci danno l'idea della distribuzione genetica nelle diverse regioni d’Europa.
Per gli abitanti di Pravisdomini il nostro studio sul DNA mitocondriale ha trovato che il 30% di questi abitanti sono arrivati nella regione nel neolitico, è il tasso massimo osservato nell’Europa dell’est. La maggioranza degli abitanti di Pravisdomini il 70% possiede una linea materna che trae origine nel paleolitico superiore ovvero quello dei cacciatori. Un numero abbastanza grande di agricoltori si sarebbero installati nel territorio di Pravisdomini e i cacciatori dei dintorni venuti dalle migrazioni anteriori avrebbero assimilato le loro pratiche. Forse la regione è stata abitabile solo tardivamente.

Ecco dunque l’eredità dei nostri antenati della preistoria, a cui siamo legati. Tutti gli abitanti della terra nel loro patrimonio genetico portano i geni degli uomini della preistoria in percentuali differenti a seconda delle mescolanze di popolazioni avvenute nel tempo.

Poi abbiamo cercato nel nostro studio sul DNA di trovare l’impatto genetico trasmesso dalle differenti popolazioni che hanno lasciato resti archeologici nelle tre venezie 2.000 anni a.C. Come saprete Venezia deve il suo nome ai veneti e la civilizzazione paleoveneta è fiorita, sul territorio delle Tre Venezie, dall’alba dell’età del ferro fino al II secolo a.C.
Questo popolo che i greci chiamano Heneti e di cui Omero parla nell’Iliade, secondo la leggenda, sarebbero venuti nelle regioni orientali dopo la guerra di Troia, nel 13 secolo a.c. I veneti sbarcarono sulle rive nord dell’Adriatico.
I veneti si diffusero sul territorio del Veneto attuale ad eccezione del veronese e del trentino che erano popolati da genti Retiche. Il Friuli era meno densamente popolato dai veneti e più dai carnici, un popolo di origine celtica. Numerosi siti archeologici attestano la presenza di paleoveneti a Venezia a partire dalla fine del II millennio A.C.
Molte tecniche e tradizioni paleovenete sono sopravvissute. La conquista del territorio della laguna ha permesso di erigere i magnifici monumenti e palazzi di Venezia, con una tecnica impiegata dai paleoveneti dai 1.300 ai 1.500 anni a.C. I tetti piramidali a quattro falde dei palazzi veneziani hanno la stessa forma dei tetti di paglia dei casoni (vedi ricerca di Valentina Agnolon sul vostro libro di Pravisdomini). I veneti sono sempre stati dei grandi navigatori e certo sarebbero arrivati fino in Bretagna, all’estremità occidentale dell’Europa, e anche in Gran Bretagna.
L'imperatore romano Cesare riferisce, nella "Guerra dei Galli", la sua vittoria sui veneti di Bretagna, nel Golfo di Morbihan.
Vannes, capitale di Morbihan, significa proprio Venezia in bretone. Questi legami dunque sembrano unire i due popoli veneti, quelli dell’Adriatico e quelli della Bretagna. Ho dunque comparato il DNA dei veneti della zona di Pravisdomini con quelli della Venezia di Morbihan, anche grazie ad un grande amico biologo bretone che ha effettuato gli stessi prelievi nelle stesse condizioni, così da comparare la ricerca.
Il risultato di tutto questo studio genetico sul DNA ha dimostrato come siamo cugini con molti abitanti della Francia ma non ho potuto cogliere un’associazione di geni molto specifici del carattere paleoveneto.

Altri popoli che hanno affiancato i veneti sono gli etruschi, un popolo del centro Italia che ha avuto una brillante civilizzazione tra il XII e il V secolo a.C. Questi antenati dei toscani di cui origine e scrittura restano ancora misteriose, sarebbero per Erodoto un popolo proveniente dalla Turchia. I genetisti Piazza di Torino e Torroni di Roma hanno tentato di scoprirne i misteri studiando il DNA degli abitanti di Murlo, un paese al sud di Siena.
In effetti questi sono proprio i ritratti viventi delle statue etrusche, gli studi compiuti hanno evidenziato che sono imparentati coi turchi. Erodoto dunque aveva ragione.

Nel nostro studio genetico gli abitanti di Pravisdomini sono risultati più simili ai toscani che agli abitanti di Posina. E’ sicuramente questione di prossimità geografiche e della barriera montuosa del nord del veneto che spiega questo fenomeno.

Un altro popolo che mi ha interessato sono i celti, chiamati galli dai romani. Arrivati nel territorio padano veneto alla fine del V° secolo a.C., si sono impadroniti subito della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Essi costituivano un insieme di popoli che occupavano l’Europa centrale e settentrionale prima dei romani, estendendo il loro dominio al nord. Venivano dalla Svizzera, dall’Austria e dal sud ovest della Germania.

E’ legittimo in un epoca più remota che siano arrivati degli etruschi della pianura del Po. Molti genetici inglesi e americani hanno ricercato i caratteri celtici nella popolazione dei loro paesi. In particolare nella parte atlantica dell’Europa in Gran Bretagna e Irlanda, dove la lingua celtica è ancora parlata. Il patrimonio culturale celtico è molto ricco. Studiando il DNA mitocondriale materno e i cromosomi paterni hanno trovato la traccia degli antenati che venivano dall’Europa centrale presso gli Irlandesi. I caratteri celtici non sono stati rinvenuti presso gli abitanti di Pravisdomini.

Sarebbe facile supporre che i movimenti post preistorici, paleoveneti, etruschi, celtici e quelli delle grandi invasioni barbariche, dopo la caduta dell’impero romano, da parte di ostrogoti, unni e longobardi, abbiano cancellato le prime tracce del paleolitico e del neolitico. I lavori di genetica, invece, hanno dimostrato che, comparati ai movimenti delle popolazioni delle epoche preistoriche, le migrazioni post preistoriche hanno avuto un impatto limitato sul pool genetico europeo, per cui è più facile riscontrare tracce genetiche di quelle epoche, piuttosto che dei movimenti più recenti,in ordine di tempo, ma di durata inferiore. Queste ultime sono state riscontrate in popolazioni molto specifiche e dal numero limitato.
I movimenti della popolazione in Europa dopo il periodo preistorico implicavano in effetti molti meno migranti e si estendevano in un periodo molto più corto (centinaia o migliaia d’anni).

Lo studio della distribuzione dei geni sulla superficie del globo permette poco a poco di ricostruire la storia delle migrazioni della popolazione del passato. Nonostante la diversità dei caratteri fisici e genetici, tutti gli uomini d’oggi discendono dagli stessi antenati.
Detto questo, purtroppo siamo ancora lontani dall’aver trovato la soluzione al grande enigma delle nostre origini.