PRAVISDOMINI

Il toponimo, che compare solo dopo il Mille, deriva dal latino "pratum vice domini", che senz'altro stava ad indicare i possedimenti di un vicedomino, ossia di un amministratore dipendente dal Patriarca di Aquileia e dal Vescovo di Concordia.

Originariamente parte del feudo di Frattina cominciò ad avere sviluppo autonomo molto probabilmente con Gregorio "Squarra" della Frattina (1306) e successivamente con Enrico (1354), che ne furono i vicedomini in quegli anni. La Villa di Pravisdomini divenne Parrocchia già nel 1434 staccandosi da Azzano, ma la primitiva chiesa di S. Antonio Abate, insieme al resto dell'abitato, venne distrutta dai turchi durante l'invasione del 1477, che interessò tutto il Friuli

L'edificio venne ricostruito undici anni dopo dagli abitanti e consacrato il 1° maggio 1488 dal vescovo di Nizza, come si legge nell'antica iscrizione che si trova all'interno. Successivamente, la chiesa venne affrescata e decorata dal pittore sanvitese, Pomponio Amalteo, che si suppone abbia terminato i lavori nel 1579, e di cui rimangono il gigantesco S. Cristoforo, ormai poco visibile, sul lato sud della cinta perimetrale esterna e la maestosa pala della Resurrezione sovrastante l'altare maggiore.

La chiesa fu rimaneggiata più volte nei secoli successivi, mantenendo all'esterno la linea romanica, insieme al campanile le cui origini risalgono al 1200. L'interno invece venne restaurato nel 1886 con poco riguardo per lo stile originario, i cui elementi caratterizzanti sono invece stati riportati alla luce con gli ultimi restauri effettuati tra il 1988 e il '90 ad opera della Sovritendenza delle Belle Arti.

Si possono attualmente ammirare affreschi antecedenti all'Amalteo, attribuiti ad Antonio da Firenze, nonché le belle capriate che erano state nascoste da un tardogotico soffitto a vela. Come molto probabilmente la primitiva chiesa, si può supporre che i Frattina abbiano fatto costruire anche il bel palazzo settecentesco, poi dei Girardi, situato nel centro di Pravisdomini, degno di nota per le sue decorazioni murali e l'originale timpano arcuato. Costruito all'inizio di questo secolo ma sullo stile delle ville settecentesche è l'altro palazzo Girardi, da qualche anno sede del Comune. La struttura ripropone gli elementi architettonici dell'epoca: timpano frontale e triplice ordine di finestre.

Del Settecento è poi la villa Morocutti, che fu abitata dall'agiata famiglia di possidenti da cui prende il nome già nella prima metà del secolo. Il fabbricato è costituito dalla residenza signorile e da un annesso rustico. Si può notare, inserito nel timpano, lo stemma gentilizio dei Mocenigo, nobile famiglia veneziana che doveva avere dei possedimenti nel territorio. Altro bel palazzo settecentesco doveva essere anche l'edificio situato di fronte a via Blessaglia, di cui rimane l'originale bifora con poggio a balaustra.